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Una proposta per il post-vendita: attrarre risorse “ignote” nell'era della "Offline Economy"

👋 Benvenuti alla 63ª edizione di Autotech Italia!

L'articolo di oggi nasce da diverse conversazioni con le mie figlie.

Anche se stanno proseguendo gli studi universitari, mi parlavano di un desiderio crescente tra i loro coetanei: la disconnessione dai social e il ritorno alla passione per l'analogico. Questo dialogo mi ha fatto riflettere su quanto spesso la nostra visione di "adulti" sulla Generazione Z sia distorta.

Un recente articolo sull' Observer intitolato "The next status symbol is an offline childhood" conferma questa tendenza: l'infanzia offline sta diventando il nuovo status symbol.

Mentre noi cerchiamo di attirarli con promesse digitali, loro cercano rifugio nel reale. Il settore post-vendita, con i suoi volumi in crescita ma la cronica mancanza di personale, si trova davanti a un bivio: continuare a pescare nello stesso piccolo stagno o guardare all'oceano aperto?

Buona lettura!

Il paradosso Ford e la visione distorta

L'industria automotive globale ci sta inviando un segnale d'allarme: il "Paradosso Ford". Negli USA, il CEO Jim Farley non riesce a coprire 5.000 posti nonostante stipendi da 120.000 dollari. Se i soldi non bastano, c’è un problema.

Noi "boomer" o "Gen X" pensiamo di dover inseguire i giovani sul loro terreno digitale, ma rischiamo di non capire che per tanti di loro la vera realizzazione potrebbe essere fuori dallo schermo.

La sfida del post-vendita non è solo economica, è culturale: abbiamo un business solido e in crescita, ma ci mancano le persone per sostenerlo perché cerchiamo solo chi è già "del mestiere".

1. Alla conquista della "terra di mezzo": il target sconosciuto

La strategia attuale del settore è un "Oceano Rosso" (PS: entrare in mercati ad alta concorrenza): gli imprenditori si scannano per rubarsi a vicenda i pochi tecnici esperti rimasti, usando la leva economica al rialzo. È una guerra al massacro che non crea nuovo valore, sposta solo le pedine.

La vera sfida, invece, è attrarre quella porzione di giovani che è totalmente sconosciuta al nostro settore. Ragazzi che non hanno mai considerato un'officina perché nessuno gliel'ha mai raccontata nel modo giusto. Non dobbiamo cercare solo i "nati con la chiave inglese in mano", ma creare una nuova forza lavoro da zero, attingendo a un bacino molto più ampio.

2. Stabilità e tempo libero: il nuovo "stipendio emotivo"

Cosa cerca questa "maggioranza silenziosa" di giovani? Probabilmente non cerca il lavoro come "ragione di vita" (la vecchia retorica della passione a tutti i costi), ma cerca un lavoro che sia un abilitatore di vita.

Questi ragazzi troveranno la loro realizzazione nelle passioni personali, nello sport, nei viaggi, nel tempo offline. Saranno attratti da aziende che offrono stabilità economica (e il nostro settore, anticiclico per eccellenza, la garantisce) ma soprattutto tempo libero. L'officina del futuro non deve vendersi solo come "luogo di passione per i motori", ma come il posto che ti garantisce uno stipendio sicuro, orari certi e il diritto alla disconnessione, permettendoti di essere chi vuoi fuori dal lavoro.

3. L'analogico come rifugio: il lavoro reale

Tornando all'articolo dell'Observer e ai discorsi delle mie figlie: in un mondo etereo e ansiogeno, il lavoro manuale e tecnico offre un ancoraggio alla realtà. Riparare un'auto è un atto concreto. Inizi, finisci, vedi il risultato. Per una generazione stanca di like effimeri, questa concretezza può essere terapeutica. Non dobbiamo vendere "grasso e fatica", ma "realtà e competenza". L'officina diventa il luogo dove si impara un mestiere vero, che nessuna intelligenza artificiale potrà cancellare a breve, offrendo quella sicurezza psicologica che manca in molti lavori della gig-economy (rider etc).

4. Oltre i soldi: una proposta di valore alternativa

Mentre i competitor alzano gli stipendi di 100 euro per rubare il dipendente al vicino, gli imprenditori più illuminati possono costruire un'offerta diversa per i "nuovi arrivati":

  • Turni intelligenti: orari che lasciano parte della giornata libera ai ragazzi ma che possono sfruttare di più le capacity dei reparti (es: in carrozzeria).

  • Welfare reale: abbonamenti in palestra, viaggi, supporto psicologico (si anche questo cercano i giovani di oggi!).

  • Disconnessione: quando esci dall'officina, il lavoro non ti segue sul cellulare.

Questa è una possibile chiave alternativa per sbloccare l'accesso a quella fetta di Gen Z che oggi ci ignora. Non cercano di diventare i nuovi Ferrari, cercano una vita equilibrata e felice. E il bello che il settore, la parte più illuminata di sicuro, può offrirgliela.

👉 La mia opinione

Il settore post-vendita è seduto su una miniera d'oro, ma sta usando il piccone sbagliato. Continuiamo a cercare tecnici finiti offrendo soldi, quando dovremmo cercare persone intelligenti offrendo qualità della vita.

La mia proposta di riflessione per oggi è radicale: smettiamo di lamentarci che "non si trovano meccanici". I meccanici non si trovano perché sono finiti. Iniziamo a costruire professionisti partendo da ragazzi che cercano stabilità e tempo.

Ecco una possibile roadmap rivista per un approccio modello "Blue Ocean" (PS: un approccio che mira ad un mercato con zero concorrenza):

  • DOMANI (cambio di mentalità): anzichè cercare "meccanici esperti" cerca "persone affidabili che vogliono imparare un mestiere sicuro".

  • SETTIMANA PROSSIMA (Nuovi annunci): riscrivi e offerte di lavoro mettendo in grassetto "Weekend Liberi", "Orari Certi", "Nessuno straordinario obbligatorio". Probabilmente vedrai arrivare candidati nuovi diversi e scovare talenti nascosti.

  • MESE PROSSIMO (Onboarding): creare un percorso di formazione interno per chi parte da zero. È un investimento, ma ti libera dal ricatto del mercato dei "mercenari" esperti.

  • ANNO PROSSIMO (Cultura): trasforma la tua azienda in un'oasi di "lavoro sano". Un posto dove si lavora sodo, ma dove la vita privata è sacra.

Le mie figlie mi hanno insegnato che il futuro non è solo digitale, ma è soprattutto umano. E il nostro lavoro, per fortuna, è ancora molto umano.

Alla prossima,

Michele

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