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La "Flotta da 1 Litro": pragmatismo contro dogma nella corsa alla elettrificazione Europea
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Benvenuti alla 41a edizione di Autotech Italia !
Il Motor Valley Fest ogni anno rappresenta sempre di più una occasione per fare il punto sul futuro dell'industria automotive in Europa e nel mondo, mettendo insieme tanti addetti ai lavori che condividono una quantità significativa di informazioni e dati imperdibili per chi vuole farsi una idea chiara delle evoluzioni in atto.
Mai come ora questi contributi, a mio avviso, devono essere condivisi e divulgati per far crescere la massima consapevolezza degli scenari possibili del futuro della mobilità moderna.
Oggi voglio approfondire una proposta, presentata durante l’evento a Modena, che mira a dare un'opzione “ragionevole” per superare l'empasse dello stop ai motori termici del 2035 da parte della Commissione Europea.
Al di là degli aspetti tecnici e delle percentuali delle soluzioni, quello che vale la pena approfondire è il metodo con il quale è stata realizzata questa proposta: l’approccio ibrido.
Buona lettura!
La "Flotta da 1 Litro": che cos’è e perchè potrebbe funzionare
Oramai è chiaro a tutti che la strada verso la decarbonizzazione del settore automobilistico europeo è a un bivio.
Da un lato, la rotta tracciata dall'Unione Europea con il bando totale ai motori a combustione interna (ICE) a partire dal 2035; dall'altro, una proposta alternativa, pragmatica e fondata su un'analisi ingegneristica e di mercato, battezzata "la flotta da 1 litro".
Presentata il 5 giugno al recente Motor Valley Fest 2025 da un trio di autorevoli esperti del settore, il Dr. Andreas Cornet (ex McKinsey), Prof. Lutz Eckstein (Università RWTH di Aquisgrana) e Dr. Gerd Schuster (ex BMW), questa visione non contesta l'obiettivo finale della neutralità climatica, ma il percorso monolitico e ad alto rischio scelto per raggiungerlo.
La proposta mette in discussione la fattibilità di un mandato "solo BEV" (veicoli elettrici a batteria), evidenziando cinque sfide sistemiche che potrebbero far deragliare la transizione.
Invece di un divieto, suggerisce un approccio basato sulla neutralità tecnologica, che mira a raggiungere gli stessi obiettivi climatici attraverso un mix intelligente di motopropulsori, riducendo le dipendenze geopolitiche e allineando la normativa alle reali esigenze dei consumatori e alle capacità industriali.
Il "precipizio di conformità" del 2035 e i suoi rischi sistemici
L'attuale regolamentazione europea, con il suo target di zero emissioni di CO2 al 2035, crea quello che gli analisti definiscono un "precipizio di conformità".
Numeri alla mano, il passaggio da un obiettivo di 49,5 g/km nel 2034 a 0 g/km l'anno successivo non è una transizione, ma un interruttore che spegne di colpo oltre un secolo di evoluzione tecnologica.
Questa mossa, seppur chiara nella sua intenzione, costringe i costruttori a un all-in tecnologico sui veicoli elettrici a batteria (BEV), disincentivando ogni investimento in alternative che, pur essendo a basse emissioni, non sarebbero conformi.
Si tratta di una profezia che si autoavvera, dove la normativa non guida il mercato, ma lo forza lungo un unico binario, prescindendo dalle condizioni reali. La proposta della "flotta da 1 litro" nasce proprio dalla critica a questo approccio dogmatico.
Gli autori sostengono che imporre i BEV come unica soluzione non è solo rischioso, ma ignora cinque ostacoli macroscopici che minacciano il successo della transizione.
Il primo è l'accettazione da parte dei clienti: i dati mostrano che oggi solo il 15,3% delle vendite è BEV e appena il 20% dei consumatori li preferisce attivamente.
Confondere l'entusiasmo degli "early adopter" con le esigenze della maggioranza pragmatica del mercato è un errore strategico che sta già portando a un "effetto Avana", ovvero un invecchiamento del parco circolante con veicoli più vecchi e inquinanti.
I colli di bottiglia: infrastrutture, batterie e geopolitica
Le altre quattro sfide identificate sono di natura strutturale e interconnessa.
La seconda è il deficit infrastrutturale: l'Europa necessita di sestuplicare i punti di ricarica pubblici, passando dagli attuali 0,9 milioni a 5,5 milioni, un'impresa titanica che solleva anche questioni di equità sociale. Chi vive in appartamento o ha un reddito più basso dipende dalla ricarica pubblica, più costosa e meno accessibile, creando una "mobilità a due velocità".
La terza sfida è la domanda di batterie e materie prime, che secondo le stime dovrebbe aumentare di 6-7 volte. Questo crea una pericolosa dipendenza strategica dalla Cina, che domina la catena di fornitura di minerali e celle. Paradossalmente, la politica UE sull'"autonomia strategica" finisce per sostituire la dipendenza dai combustibili fossili russi con una dipendenza tecnologica e mineraria da Pechino.
La quarta e quinta sfida riguardano l'energia: per essere davvero "verdi", i BEV devono essere alimentati da elettricità 100% rinnovabile. Oggi siamo al 46,5%. Decarbonizzare la rete e contemporaneamente aggiungere il carico di milioni di veicoli elettrici è un compito monumentale, che richiede enormi investimenti per gestire l'intermittenza di sole e vento. Ignorare queste interdipendenze, secondo gli autori, significa costruire la transizione su fondamenta fragili.
I pilastri della "Flotta da 1 Litro"
La proposta alternativa si fonda su tre pilastri pensati per creare un percorso più resiliente:
Il primo sostituisce il divieto del 2035 con obiettivi di flotta rigorosi ma flessibili: una media di 1,5 l/100 km (circa 36 g CO2/km) entro il 2035 e 1,0 l/100 km (circa 24 g CO2/km) entro il 2040. Questo sposta il focus dalla prescrizione di una tecnologia alla definizione di una performance, premiando l'innovazione su più fronti.
Il secondo pilastro delinea il mix tecnologico per raggiungere questo target: 50% BEV, 40% PHEV/EREV e 10% FCEV/ICE. L'elemento chiave qui è il ruolo strategico degli EREV (Extended-Range Electric Vehicle), veicoli con un'autonomia elettrica di almeno 100 km e un piccolo motore a combustione che funge solo da generatore. L'EREV è visto come il "cavallo di Troia" per l'elettrificazione di massa: offre un'esperienza di guida quasi sempre elettrica, abituando il mercato allo stile di vita "plug-in" senza l'ansia da autonomia. È una tecnologia-ponte progettata per traghettare i consumatori verso il 100% elettrico in modo organico.
Il terzo pilastro affronta le emissioni residue: i 24 g/km rimanenti della flotta nel 2040 verrebbero compensati da carburanti rinnovabili certificati (e-fuels o biocarburanti), raggiungendo la piena neutralità climatica. Questo approccio non solo valorizza le infrastrutture esistenti ma trasforma l'industria dei carburanti da avversario a partner della transizione.
Un sorpasso più lento ma più sicuro
Mettendo a confronto i due scenari, emerge una differenza filosofica fondamentale. Lo scenario "ottimistico" dell'UE prevede un sorpasso dei BEV sulla flotta ICE tra il 2039 e il 2040, basandosi però su l'ipotesi irrealistica di una crescita lineare delle vendite fino al 100% nel 2035.
La proposta "1-litro", di sicuro più "realistica", vede il sorpasso dei veicoli elettrificati (NEV) su quelli puramente a combustione nel 2041. Un ritardo di appena un anno, che però si basa su un percorso che mitiga attivamente le cinque sfide principali:
riducendo la domanda di batterie di un terzo, si allentano le tensioni geopolitiche e sulla catena di fornitura;
offrendo alternative come gli EREV, si garantisce una maggiore accettazione da parte dei clienti e si riduce la pressione sulla rete di ricarica pubblica, dato che molti viaggi lunghi non richiederanno necessariamente una sosta;
l'uso strategico degli e-fuels per compensare una piccola quota di emissioni limita la domanda di picco sulla rete elettrica, utilizzando i surplus di energia rinnovabile per produrre carburanti stoccabili.
In sostanza, la proposta scambia una velocità massima teorica, ma fragile, con una velocità di crociera leggermente inferiore ma con una probabilità di successo molto più alta.
Conclusioni Finali
La proposta della "flotta da 1 litro" a mio avviso è un ottimo esempio di superamento della lotta faziosa si/no o bianco/nero sul tema della transizione.
E’ un approccio pragmatico che pone come parametro centrale il consumo medio dei veicoli, il paramento che deve essere il faro per tutti perchè rappresenta la sintesi dell’efficienza tecnologia dei propulsori e del peso del veicolo.
Su questo parametro tutte le case possono dare il loro massimo, con la migliore tecnologia che hanno a disposizione.
Come detto all’inizio, al di là dei numeri del modello finale proposto (50% BEV, etc), una logica ibrida è l’unica in grado di accompagnare in modo sano e sostenibile l’attuale mobilità (che ricordo è basata su un parco veicolare sempre più vecchio) sia dal punto di vista economico che ambientale.
Questi due aspetti non potranno mai viaggiare separatamente, pena una forte ricaduta sociale.
In vista della clausola di revisione della normativa prevista per il 2026, questo studio rappresenta un contributo fondamentale al dibattito.
Ci ricorda che l'obiettivo non è imporre una tecnologia, ma raggiungere la neutralità climatica nel modo più rapido ed efficace possibile.
E per farlo, potrebbe essere più saggio percorrere più strade contemporaneamente, piuttosto che scommettere tutto su un unico, impervio sentiero.
Appunto… un approccio “ibrido”.
*Fonti: Motor Valley
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In questa sezione ho creato due portafogli con i titoli delle case auto tradizionali e di quelle nuove (EV e cinesi) con l’andamento dell’anno in corso (proviamo così, mi dirai se ha senso o meno).
Ritengo importante tenere sempre ben in vista i valori di questi due aggregati come una sorta di “sentiment” del settore nella sfida tra i player storici e quelli nuovi perchè è qui che si giocherà la partita nel medio e lungo periodo.
A te le valutazioni 😉
NB: i dati sono generati da Google Finance e vanno considerati solo per analizzare l’andamento in % dei due gruppi di titoli e non i valori assoluti espressi in valuta. Si sconsiglia l’uso per finalità di investimento.
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Michele
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